Mario Lodi - In occasione del centenario della nascita

Una suggestione di avvio per un progetto musicale ispirato a "Il paese sbagliato" di Mario Lodi, con alcune contaminazioni da "Le città invisibili" di Italo Calvino

I paesi sbagliati (e i colpi giusti) 
U.C.S. - Ufficio Catastale Siderale. Si chiama così il catasto dell'universo, l'ufficio dove sono segnate le lunghezze delle code delle comete, le misure delle circonferenze dei pianeti, le autorizzazioni per le ristrutturazioni delle galassie. In questo ufficio c'è anche uno scaffale con un cassetto dedicato ai paesi sbagliati. Può succedere, no? Tutti commettiamo errori, e ogni volta che viene costruito un paese sbagliato, questo finisce nel cassetto dell'U.C.S.
Spesso accade che lo sbaglio sia frutto di un errore di sbaglio: un colpo di vento nello studio dell'architetto, un colpo di tosse del capocantiere, un colpo di sonno del costruttore e i progetti si mischiano, i mattoni si capovolgono, il calcestruzzo abbandona la calce e torna ad appoggiare la testa sulla sabbia, insomma, come insegna il Prof. PieroBruno, l’errore di sbaglio è sempre per colpa di un colpo. BAM!
Non appena sente il colpo di tamburo, arriva l'Impiegato e serio dice: "Aprite il cassetto" -tutti sanno che "il cassetto" è proprio "quel" cassetto- e lì finiscono tutte le carte e le foto del paese sbagliato. 
Nei paesi sbagliati le torri sono all’ingiù. Già. Ad esempio, le torri come quelle di San Gimignano, o come la torre dell'acqua di San Casciano, invece che slanciarsi verso il cielo azzurro penetrano giù giù giù, nel buio buio buio. Pure le quattro torri di Dorotea sono capovolte, il fumo dei settecento fumaioli scende fin sottoterra, l’acqua del fossato va all’insù: solo i canali sono ancora verdi, quelli sì. Non parliamo poi del ponte levatoio a molla, che l’ingegnere del paese sbagliato ha fatto montare al contrario, così che quando la manovella si alza, il ponte si abbassa, e viceversa.
Tuttavia, per non sbagliare, fra le tante vie che si aprivano a Dorotea, presi quella che portava a una città dal nome diverso ma uguale: Teodora. Teodora, Dorotea, ohibò!, quale dei due nomi è giusto? Sono tutti e due giusti, o saranno tutti e due paesi sbagliati? Sono diversi o sono uguali? Che un colpo di vento abbia mischiato i cartellini con cui il Poeta Nominatore battezzava le città? O che per sbaglio -anche lui!- abbia letto una volta a dritto e una volta a rovescio? Ma qual è la città giusta? E la sbagliata, quale? Mah…
Bisogna dire che assai curioso è il tragitto che collega le due città: se si vuole arrivare, sempre si deve percorrerlo camminando all’indietro, con la schiena rivolta alla meta e lo sguardo verso la città che si lascia.
Una volta giunto a Teodora, fu Il Cammelliere a condurmi nella misteriosa biblioteca della città, dove l’Ippogallo, incontrandomi, mi fece dono di un libro: La storia di Lorena…”

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